Pil: l’agricoltura è l’unico settore che cresce, ma le imprese sono ancora oppresse da costi record. Per un reale sviluppo serve una rinnovata politica


Giancarlo Politi
“L’agricoltura è l’unico settore produttivo che cresce. Il valore aggiunto, secondo le prime stime, torna a salire e ciò dimostra che il mondo agricolo, nonostante le tante difficoltà, è ancora dinamico e vitale. L’incremento (che l’Istat non ha quantificato) non deve, tuttavia, trarre in inganno. Le imprese continuano a essere in grande affanno sempre più strette da pesanti costi produttivi e gravosi oneri contributivi e burocratici, che con la manovra del governo Monti cresceranno ulteriormente. Mentre i prezzi praticati sui campi, dopo un momento di ripresa, segnano di nuovo un calo. Oltretutto non sono stati recuperati i crolli negli ultimi anni. Per questo sollecitiamo misure in grado di dare concreti sostegni agli imprenditori che vedono ridurre redditi e competitività. Occorre soprattutto un rinnovato progetto di politica agraria nazionale, indispensabile per affrontare le sfide poste dall’ormai prossima riforma della Pac”. E’ quanto sottolinea il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi a commento dei dati preliminari del Prodotto interno lordo (Pil).

“Il segno positivo non sgombra il campo dai tantissimi problemi che oggi - aggiunge Politi - condizionano l’agricoltura italiana. La situazione delle imprese resta critica. Il dato non rischiara per nulla il cupo scenario che ancora incombe sul settore. Per questo motivo rinnoviamo le nostre sollecitazioni al governo a guardare con maggiore attenzione ai problemi degli agricoltori italiani sui quali pendono minacciosi l’Imu sui fabbricati rurali e l’aumento degli estimi catastali dei terreni agricoli. Per non parlare del caro-gasolio che sta mettendo in ginocchio i produttori”.
“Negli ultimi dieci anni - avverte Polit i- più di 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagne e svantaggiate, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2011 più di 25 mila sono andate fuori mercato. Il rischio è che, se non si adottano precisi provvedimenti, nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività”.
“E’, dunque, necessario che vengano adottate politiche nuove tese a valorizzare e sviluppare l’attività imprenditoriale agricola. Oltre alle misure urgenti per rivedere l’Imu in agricoltura e alleggerire il carico del costo oneroso del gasolio, riproponiamo al governo - conclude il presidente della Cia - le nostre priorità: una rinnovata politica agraria, la Conferenza nazionale sull’agricoltura, la programmazione degli interventi e una concertazione alla quale restituire spessore e legittimità”. 


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