Pesca Alto Adriatico: Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna pronte per avviare distretto


Creare una lobby comune per sostenere la pesca italiana dell’Alto Adriatico e impedirle di sparire: è l’obiettivo unanime indicato lunedì 13 febbraio scorso a Chioggia nel corso dell’incontro tra le Regioni del Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, promosso in vista della riunione con il ministro Mario Catania, prevista per giovedì prossimo 16 febbraio, dalla quale dovrebbe nascere il Distretto della pesca dell’Alto Adriatico.

Evitare il tracollo dell'attività di pesca. Nel corso del dibattito sono state definite le richieste della marineria delle tre Regioni, che saranno formalmente perfezionate nelle prossime ore, mentre le istituzioni regionali, i parlamentari e gli europarlamentari presenti hanno dato la loro disponibilità ad operare per evitare che l’attività di pesca svolta dagli operatori italiani in questo mare tracolli e le si possa invece garantire un futuro economico e produttivo. Alla riunione, convocata e presieduta dall’assessore del Veneto Franco Manzato, sono intervenuti tra gli altri l’assessore del Friuli-Venezia Giulia Claudio Violino, i vertici amministrativi dell’Emilia-Romagna con Piergiorgio Vasi, i consiglieri regionali veneti Carlo Alberto Tesserin e Lucio Tiozzo, il sindaco di Chioggia Giuseppe Casson, il vicesindaco di Caorle Gianni Stival, rappresentanti delle organizzazioni dei pescatori delle tre Regioni interessati, i parlamentari Luca BellottiCorrado CallegariSabina Fabi e l’europarlamentare Antonio Cancian.
Concorrenza sleale. La prossima creazione del Distretto della Pesca dell’Alto Adriatico dovrebbe dare una prima risposta, formalizzando per questa realtà marittima e peschereccia l’esistenza di specificità che richiedono risposte mirate e adatte alle diversità esistenti e dando più forza alle istituzioni e alle realtà locali. Ma i problemi sul tappeto sono tantissimi e vanno dalla lievitazione dei costi del carburante, che rende non redditizia l’attività, alla introduzione di regole e metodi di pesca fissati dall’Europa ritenuti da tutti gli operatori inidonei per le specie ittiche di questo mare, dall’eccesso di burocratizzazione a sanzioni non graduate che possono arrivare fino al ritiro della licenza di pesca fino alla concorrenza di marinerie dirimpettaie, come quella croata, che non ha le stesse limitazioni di quella italiana creando di fatto una situazione di concorrenza sleale. Sono tutte questioni di non facile soluzione ma, come ha ricordato Manzato, che vanno affrontate e alle quali dare risposta perché non si limitano a mettere in difficoltà il comparto quanto piuttosto lo stanno uccidendo senza possibilità di ritorno. (Fonte: Regione Veneto)

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