Bandiera Verde: un premio a luoghi, aziende e persone che rendono ineguagliabile l’agricoltura italiana nel mondo

Il premio “Bandiera Verde-Agricoltura 2011”, promosso dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, giunto alla IX edizione, rivela territori, percorsi di qualità, produzioni rare e virtuose, antiche o nuovissime. Le migliori realtà agricole e ambientali del Paese, meritevoli di una particolare menzione; oltre a personalità e professionisti che contribuiscono a rendere grande l’agricoltura, e suoi valori, nel mondo.
La Bandiera Verde sventolerà in quelle aziende agricole, in quei comuni, scuole e luoghi dove c’è qualcosa di veramente speciale e unico da assaggiare, da visitare, da scoprire e da raccontare.
Dal 2003, più 100 bandiere già si muovono nel vento italiano e altre 20 verranno issate quest’anno.

Il Premio “Bandiera Verde” rivela un tesoro nascosto che vale più di 11 miliardi di euro l’anno.

Nella giornata della consegna dei riconoscimenti per l’anno 2011, la Cia svela le potenzialità di un settore che ha ancora grandi margini di crescita per il Paese.

Dalla mela “zitella” alle violette e ai gerani fritti, dall’“azzeruolo” agli antichi insediamenti rupestri: i giurati di “ Bandiera Verde” sono andati alla riscoperta di antichi sapori e luoghi dimenticati, premiando le aziende e i comuni italiani impegnati in questa “caccia al tesoro” che, come detto, se valorizzata, potrebbe valere 11 miliardi di euro l’anno, più del doppio del giro d’affari del turismo enogastronomico italiano. Lo afferma la  Confederazione italiana agricoltori, in occasione della IX edizione di “ Bandiera Verde-Agricoltura 2011”, manifestazione della  Cia che dà un riconoscimento ai virtuosi del “verde” e la cui giornata celebrativa si è svolta a Roma, nella Sala Protomoteca del Campidoglio. 
Accanto a un “made in Italy” fatto di agricoltura tipica e di territori splendidi senza eguali nel mondo, che è in grado di “muovere”, oggi, oltre 5 miliardi di euro l’anno, ce n’è un altro, fin’ora “sommerso”, che va sapientemente “dissotterrato” e riadattato agli attuali modelli di business. Ed ecco concretizzarsi il felice mix di tradizione e innovazione realizzato da un’intraprendente azienda del Molise che produce “pappe” per la prima infanzia alla mela “limoncella” o alla mela “gelata”, frutti dimenticati che riportano i bambini del terzo millennio indietro nel tempo, fino agli inizi del ‘900. In questo modo, gli “antenati” degli omogeneizzati, ma più salubri e al 100 per cento “bio”, sono pronti a diventare i preferiti dalle mamme più moderne, attente e consapevoli. 
Don Luigi Ciotti
Ma oltre ai prodotti della terra, l’altro “tesoro” da “disseppellire” - secondo la  Cia - sono i tantissimi luoghi dimenticati distribuiti su tutto lo Stivale: una miniera di scenari unici e scorci meravigliosi, potenziali “calamite” per il turismo “verde”, come il giardino di Kolimbetra, un piccolo “Eden” nel cuore della Valle dei templi di Agrigento, dove la Confederazione ha ripiantato un agrumeto, composto di antiche cultivar di arance, che sfrutta il sistema idraulico in pietra di epoca pre-ellenica. Oppure l’inestimabile valore del vitigno dell’Alba Rosa, riscoperto da un’azienda romana, unico esempio di un patrimonio biodiverso andato perduto, il cui Dna è sconosciuto anche alla banca dati dei vitigni italiani. Ma anche la “sulla”, le “melelle”, il “mandolino” e le susine “rustichella” recuperate dal Comune di Fratte Rosa.
Ancora: tra i premiati della  Cia, progetti come quello del comune di Bari, volti al restauro dei vecchi tratturi, percorsi in passato dalla transumanza, e dei muretti a secco, storiche icone di una civiltà antica e rurale. Per non parlare di piccoli e piccolissimi musei “contadini”, disseminati su tutto il territorio nazionale, o delle tante “perle” naturalistiche tutte visitabili gratuitamente, ma che, se più strutturate, produrrebbero un indotto di qualche centinaia di milioni di euro l’anno: dal “museo della canapa” in un paesino a 40 chilometri da Roma al museo di un’azienda suinicola nel mantovano che espone centinaia di gadget, che hanno come protagonista unico il maiale.
Ma tra i premi della  Cia c’è posto anche per strategie di mercato originali e innovative adottate da aziende che riproducono al proprio interno un’intera filiera: dalla produzione alla trasformazione alla vendita diretta. Un ciclo chiuso rappresentato quest’anno da un’impresa umbra dove si allevano maiali e nella salumeria aziendale si possono acquistare non solo prosciutti, ma anche porchetta. Dall’Emilia Romagna, invece, arriva la “trovata” del baratto tra imprese, che completano il proprio listino di prodotti scambiando i propri con quelli del “vicino”, avendo a disposizione tutti gli ingredienti necessari ai menu delle mense scolastiche che riforniscono, o ai Gruppi di acquisto solidale che gestiscono.

L’agricoltura virtuosa è anche quella che opera nel sociale. E la  Cia, da sempre sensibile ai temi della legalità, ha premiato - alla presenza di Don Luigi Ciotti - la cooperativa “Libera Terra Mediterraneo” per il progetto “Il g(iu)sto viaggiare”, che promuove turismo e prodotti delle terre confiscate alle mafie. Un altro tassello della lunga collaborazione che lega la Confederazione a Libera.
Sempre nell’ambito dell’agricoltura sociale sono stati premiati per il loro grande contributo al settore Don Armando Zappolin, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, e Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo della Diocesi Campobasso-Boiano.

Un premio speciale è andato anche a personalità del mondo dell’informazione che si sono distinte per la loro costante attenzione e sensibilità alle questioni dell’agricoltura e dell’agroalimentare “made in Italy”: il responsabile della redazione economica dell’Ansa, Andrea Linares, il conduttore di “Occhio alla spesa” Alessandro Di Pietro e l’autore e conduttore del programma di Telenorba “Agri 7”.
Le bandiere verdi della  Cia sventoleranno, così, su tutte le realtà aziendali e d'impresa che hanno dimostrato di saper valorizzare il passato traducendolo in opportunità economica, nel presente e per il futuro, interpretando l’agricoltura in modo diversificato e multifunzionale. Da notare la grande creatività espressa dal Sud Italia che dimostra avere una netta propensione all'agricoltura alla tradizione e all'imprendere e nessuna soggezione alle scelte industriali del nord; un'identità territoriale precisa, una proposta concreta - che parte dal locale - al post industriale e alla crisi economica globalizzata.

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